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Itinerario sulla resistenza partigiana attraverso valli e monti di Zeri.

monumento passo rastrello

Monumento ai Caduti delle Brigate partigiane per la Resistenza – Passo del Rastrello

(foto Roberto Scolari) 

CARTINA DELL’ITINERARIO DELLA RESISTENZA. Questo percorso di interesse storico, culturale e paesaggistico forma un itinerario che porta il visitatore a percorrere valli e monti dello zerasco lungo i crinali di confine con la regione Liguria ed Emilia, in memoria degli eventi drammatici legati alla Seconda guerra mondiale; che videro Zeri quale luogo di resistenza al nazi-fascismo.

1) Arzelato: Pietra Piccata. Arzelato, ora frazione di Pontremoli, fu sede di un distaccamento del Battaglione Internazionale. Diede inoltre i natali a Nereo Giumelli “Comandante Falco”, primo sindaco del Comune di Zeri, dopo la Liberazione.

2) Pradalinara. Al Passo di Pradalinara, fra Arzelato e Rossano, é posto il monumento a ricordo del Battaglione Internazionale e dei combattenti di varie nazionalità che lo componevano.

3) Chiesa di Rossano. Rossano fu la valle dove il Maggiore Gordon Lett fondò il Battaglione Internazionale già dall’autunno del 1943. Il Comando fu inizialmente nella frazione Valle ed in seguito fu portato a Chiesa di Rossano nel Palazzo Schiavi, distrutto durante il rastrellamento del ’44. In tutto il rossanese il Battaglione Internazionale ebbe l’appoggio incondizionato.

4) Montelama. Fu sede della colonna “Giustizia e Libertà” legata al partito d’azione. Appartenne alla colonna il primo caduto partigiano, Aristide Galantini, di La Spezia.

5) Pra Bon. Su questa distesa di prati avvenivano i lavori di rifornimento diretti alle formazioni partigiane da parte degli alleati. Nel vicino Monte Picchiara il 3 agosto del ’44, durante il periodo del rastrellamento, infuriò una delle più aspre battaglie.

6) Passo del Rastrello.Questo luogo ha segnato l’incontro di combattenti della lotta di liberazione di tre province: Massa-Carrara,  La Spezia, Parma. Perciò quì é stato eretto il complesso monumentale in ricordo dei caduti di tutte le brigate.

7) Malonetta. In questa località, un cippo, ricorda la morte di un gruppo di persone di Vernazza, trucidate dalle truppe naziste durante il rastrellamento del 20 gennaio ’45.

8) Frandalini. In questo casolare nel luglio ’44, si costituì il Comando della IV° zona operativa Liguria, in coordinamento con C.L.N. di La Spezia.

9) Cippo Facio. Fu sede del Comando della Brigata Matteotti-Picelli, il cui primo comandante fu Dante Castellucci detto Facio. Quest’ultimo nonostante le eroiche imprese, fu accusato di aver sottratto materiale bellico, fu processato, condannato e passato per le armi. In seguito la sua figura fu rivalutata e insignita di medaglia d’argento. Nella località di Calzavitello vi é un cippo a lui dedicato.

10) Canonica di Adelano. In questo luogo, il 3 agosto del ’44 presso la canonica, venne trucidato dai nazisti l’allora parroco Don Eugenio Grigoletti. Il giorno successivo, ai piedi di Monte Gottero vennero uccisi dalle soldataglie nazifasciste, sei inermi cittadini zeraschi, fra i quali l’esimio professore Don Angelo Quiligotti.

11) Guardiola e Due Santi. Il Passo dei Due Santi, durante la lotta partigiana era punto di passaggio e di comunicazione fra la valle  di Zeri e quella del Taro, punto nevralgico per i contatti fra le forze della Resistenza. Questo consentì il disimpegno delle brigate dello zerasco verso la Val Taro. Alla Guardiola, durante il rastrellamento del 3 agosto ’44, rimasero uccisi nove partigiani della Brigata Vanni, guidata dal Comandante Magioncada.

12) Patigno. Nella frazione di Patigno troviamo, fra le altre lapidi, la tavola di bronzo che ricorda il sacrificio di Antonio Siligato, medaglia d’oro al valor militare, rimasto ucciso alla Chiesa di Codolo durante il rastrellamento del 20 gennaio ’45. A Patigno fu pure incendiata la sede del Comune.

13) Noce. In prossimità di questo paese, al poggio del Coidì, avvenne all’alba del 3 agosto ’44, il primo scontro fra il presidio partigiano e le truppe nazifasciste. Il paese subì la distruzione da parte delle truppe.

14) Codolo. A Chiesa di Codolo, la notte del 20 gennaio ’45 una pattuglia di partigiani, reduce da un’azione di sabotaggio sulla statale della Cisa, fu sorpresa mentre sostava in abitazione privata e passata per le armi. Fra i caduti vi era la medaglia d’oro Antonio Siligato. Si salvò un partigiano Cosacco, ferito gravemente e curato per lungo tempo dal compianto Dott. Mario Benelli.

15) Monte Gottero. Il cippo di Monte Gottero si trova in prossimità della vetta del Monte, poco sopra a Menajo. Qui un cippo ricorda l’uccisione, da parte di una pattuglia di S.S. di alcune persone inermi, fra i quali padri di famiglia e l’esimio professor Don Angelo Quiligotti, emerito latinista. Quì i barbari superarono se stessi.

“AL VENTO DEL NORD” (memorie della resistenza)

Cippo FacioLaura Seghettini

Inaugurazione del Cippo a “Facio” – Adelano. Laura Seghettini.

(foto Anna Scolari) 

“Al vento del nord” é il libro che narra la storia di Laura Seghettini, a cura di Caterina Rapetti. E’ il sunto senza preamboli e mezze misure di quei giorni terribili e intensi che vanno dalla fine del 1943, fino alla liberazione. Un libro che affonda le sue radici a Zeri. Terra da sempre al centro di dispute e che in quel periodo é stato il crocevia e la dimora temporanea, delle maggiori brigate partigiane.

Laura Seghettini, é una persona libera. E in questa libertà si é svolta la presentazione del suo libro. Organizzata dall’Associazione culturale “Zerinsieme”, che alla presenza delle autorità, ha subito trasformato la sala consigliare, in un teatro o  in un sogno, capace di far rivivere in pochi istanti, episodi che troppo spesso vengono dimenticati. Dalla scelta inevitabile, di prendere la via dei monti, per le sue innumerevoli attività anti-fasciste e per evitare il terzo arresto, fino al tragico e ancora irrisolto “processo” del comandante partigiano “Facio“, per un breve periodo sentimentalmente legato all’autrice, che proprio dopo quell’evento trova dentro di sé la forza di continuare a lottare, fino a diventare nel 1944 vice comandante di brigata. Un libro intenso e con mille sfumature che fanno rivivere, attimi di un passato che troppo spesso viene dimenticato. Con al centro della scena la figura di questa donna straordinaria. Un pò autrice, quando parla dei suoi spostamenti e delle sue avventure e un pò narratrice, quando con passione racconta la fine di “Facio”.

Tratto da un articolo di Giulio Bellano pubblicato sul n. 5 del “Diario di Lunigiana”.


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Foto Flickr Zeri

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